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ECCO PERCHÈ NON SI STAVA MEGLIO QUANDO SI STAVA PEGGIO

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  • 23 set
  • Tempo di lettura: 2 min

Se scorri i titoli dei giornali o i feed dei social, potresti pensare che il mondo stia collassando. Catastrofi ambientali, crisi economiche, guerre, intelligenza artificiale pronta a rubarci il lavoro: sembra quasi che ogni giorno arrivi una nuova ragione per preoccuparsi.

Eppure, se allarghiamo lo sguardo oltre la cronaca quotidiana e guardiamo ai dati, la realtà ci racconta una storia molto diversa: stiamo vivendo, in tanti aspetti, nell’epoca più prospera di sempre.


Viviamo più a lungo e meglio

Un secolo fa la vita media di una persona si fermava poco sopra i 30 anni. Oggi la speranza di vita globale supera i 70. Non è solo una cifra: significa che più persone hanno tempo per studiare, lavorare, amare, viaggiare, costruire.


Anche la povertà estrema ha conosciuto un crollo senza precedenti: due secoli fa riguardava circa l’80% della popolazione mondiale; oggi tocca meno del 10%. In parallelo, l’alfabetizzazione è cresciuta enormemente e sempre più persone hanno accesso a cure mediche, acqua potabile ed energia.


Un mondo meno violento di quanto crediamo

Siamo abituati ad associare la nostra epoca a conflitti e tensioni. 

Ma se guardiamo al lungo periodo, scopriamo che le guerre tra Stati sono molto meno frequenti rispetto al passato e il numero di vittime dei conflitti si è drasticamente ridotto. 

Anche le armi nucleari, che negli anni della Guerra Fredda erano decine di migliaia, oggi sono diminuite di oltre l’80%.


Non viviamo in un pianeta pacifico e armonioso, certo, ma nemmeno in un’epoca di violenza fuori controllo, come spesso si tende a credere.


Perché non ce ne accorgiamo?

Le cattive notizie fanno rumore. Una crisi, un disastro, un crollo di borsa sono eventi immediati, drammatici, che catturano l’attenzione. I progressi, invece, avvengono lentamente, giorno dopo giorno, e raramente finiscono in prima pagina.


Il risultato? Ci abituiamo a pensare che tutto stia andando male, dimenticando che, in realtà, moltissime cose stanno andando meglio rispetto a qualunque altra epoca storica.


Essere positivi non vuol dire essere ingenui

Sottolineare questi dati non significa ignorare i problemi che ci circondano. Il cambiamento climatico, le disuguaglianze sociali, l’impatto dell’automazione e i rischi geopolitici sono sfide reali e urgenti. 

Ma affrontarle partendo dalla consapevolezza che l’umanità ha già saputo migliorare radicalmente le proprie condizioni ci dà più fiducia e più forza per agire.


Essere positivi non è un atto di leggerezza: è un modo per guardare al futuro con spirito costruttivo, pronti a potenziare ciò che funziona e a lavorare con più energia su ciò che ancora non va.


Un nuovo modo di guardare il presente

Nonostante le difficoltà, viviamo in un’epoca straordinaria: abbiamo accesso a conoscenze illimitate, strumenti tecnologici potentissimi e opportunità di collaborazione globale mai viste prima.


Forse la sfida più importante è cambiare il filtro con cui osserviamo il mondo. Riconoscere i progressi raggiunti non ci distrae dai problemi: al contrario, ci ricorda che il cambiamento è possibile, che il futuro non è già scritto e che molto dipende anche da noi.

In fondo, ogni passo avanti che l’umanità ha compiuto è nato da un mix di consapevolezza e fiducia. 

E forse, proprio oggi, ciò di cui abbiamo più bisogno è tornare a raccontarci il presente con uno sguardo meno cupo e più luminoso.

 
 
 

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